Il pescatore di uomini
il LATO DEL CERCHIO - 23 LUGLIO 2019
Nuccio si chiamava Onofrio, ma in pochi lo sapevano. L’unica a chiamarlo con il nome di battesimo era la signora maestra: donna Lena, Maddalena in origine, che a sua volta sentiva il nome per esteso solo da Mimmo (Domenico), dal quale comprava il pesce - si vociferava avesse un debole per la signora. Mimmo era il proprietario del peschereccio sul quale lavorava Nuccio. Questi non sapeva pescare: era goffo ad assecondare il rollio della barca, le dita incastrate nei nodi, e non riusciva a sentire né vento né corrente, ma era un poeta. Diceva “chi conosce il mare è un marinaio, chi lo ascolta è un pescatore, chi non lo capisce è un poeta”. Immerso nella visione di quel suolo incomprensibile, Nuccio recitava pensieri ispirati che per il muto pensare del suo capitano erano strofe. Quella che Mimmo preferiva la sentì al ritorno dalle ferie: Nuccio era stato sull’Etna e dalla cima del vulcano aveva visto il Tirreno: “da lassù il mare all’orizzonte sovrasta le montagne, e da questo ponte le colline sono onde nel blu della campagna”.
Facevano àncora al porto di Augusta e quella notte Nuccio salpò con una domanda in testa: “c’è più sale nella sabbia del deserto o nell’acqua del mare?”; quesito al quale Mimmo non sapeva rispondere non avendo visto altra sabbia oltre quella della spiaggia. Nel buio abissale qualcosa urtò contro la prua. Di nuovo, e ancora. Parevano delfini addormentati in superficie. Erano uomini e non sapevano nuotare, qualcuno si agitava sgualcendo la coperta d’acqua, aggrappato ad un salvagente di fortuna: alcune bottiglie legate assieme da una cinta; altri inermi tenuti a galla da un labile respiro, abbandonati come meduse. Stavano morendo. Mimmo arrestò i motori e si chiese che fare, Nuccio pescava. Tirò a bordo quei corpi come non era mai riuscito a fare con i tonni. Li salvarono.
Quando Maddalena chiese perché avevano fatto salire sul peschereccio i migranti, Mimmo spiegò la situazione e Nuccio disse semplicemente “vengono dalla Libia, c’è il Sahara”.
Facevano àncora al porto di Augusta e quella notte Nuccio salpò con una domanda in testa: “c’è più sale nella sabbia del deserto o nell’acqua del mare?”; quesito al quale Mimmo non sapeva rispondere non avendo visto altra sabbia oltre quella della spiaggia. Nel buio abissale qualcosa urtò contro la prua. Di nuovo, e ancora. Parevano delfini addormentati in superficie. Erano uomini e non sapevano nuotare, qualcuno si agitava sgualcendo la coperta d’acqua, aggrappato ad un salvagente di fortuna: alcune bottiglie legate assieme da una cinta; altri inermi tenuti a galla da un labile respiro, abbandonati come meduse. Stavano morendo. Mimmo arrestò i motori e si chiese che fare, Nuccio pescava. Tirò a bordo quei corpi come non era mai riuscito a fare con i tonni. Li salvarono.
Quando Maddalena chiese perché avevano fatto salire sul peschereccio i migranti, Mimmo spiegò la situazione e Nuccio disse semplicemente “vengono dalla Libia, c’è il Sahara”.
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