Piume
il LATO DEL CERCHIO - SABATO 8 LUGLIO 2017
Órnis, negozio periferico quarantasei chilometri oltre i dintorni frequentati da Ester e marito. Il locale è visibilmente più grande di tutti gli altri negozi in città, meglio arredati ma inadempienti l’esigenze di Ester. Gli eleganti caratteri greci in neon illuminano la facciata del grezzo capannone spoglio di vetrine, mentre sul soffitto dell’edificio grandi lucernai coltivano la speranza di libertà negli uccelli esposti dietro la cassa. Lo starnazzare di Ester richiama l’attenzione dell’inserviente occupato a pulire i lunghi corridoi tra pareti di gabbie rumorose, la sua divisa lorda lascia intendere la poca importanza dedicata al rapporto con la clientela rispetto all’efficienza del magazzino. Prima di dedicarsi alla signora, il commesso rivolge un violento fischio allo zoo di pennuti che si ammutolisce simultaneamente. Nell’improvviso silenzio rimbomba il rumore sordo del raccoglitore di francobolli saltato dalle mani di Ester per lo spavento e finito di piatto su linoleum.

» Salve, signora. Desidera?
« Salve, giovanotto, ho da farle una richiesta un po’ inusuale.
» Coraggio, mi dica.
« Vorrei regalare un uccellino a mio marito, questo weekend è il nostro anniversario di matrimonio, lui è un appassionato di uccelli, ne colleziona le piume. Vede, le ho portato uno dei suoi volumi. Mi piacerebbe trovare un uccellino che non abbia mai visto, uno con delle piume diverse da queste nel quaderno, uno raro, capisce?
» Perfettamente, signora. Mi lasci sfogliare il libro e vediamo cosa possiamo fare, ⎯ dunque, ⎯ curioso…
« Lo credo anche io, mio marito è un po’ particolare, va in giro per il parco in cerca di piume per raccoglierle qui, al posto dei francobolli.
» È una passione più diffusa di quanto si pensi, suo marito ha messo insieme una collezione che farebbe invidia ad un museo: vede, qui dentro non c’è nemmeno una piuma, sono tutte penne, e di un tipo molto particolare. Questo quaderno è un’enciclopedia sull’alula.
« Ah sì?, e cosa sarebbe?
» L'alula è una piccola penna che si trova sul bordo anteriore dell'ala, di fatto si tra
ta dei "pollici" dell'uccello che con l’evoluzione si sono modificati in uno strumento di controllo aerodinamico, per questo in gergo la chiamiamo l’ala bastarda.
« E lì dentro ci sono solo quelle penne?
» Sì, per questo mi sono stupito. Non cadono facilmente… Dunque, mi pare non ci sia quella del Diamante di Gould, viene dell'Australia settentrionale.
« Diamante? Sarebbe perfetto!, festeggiamo il sessantesimo anniversario: nozze di diamante. Posso vederlo?
» Come no!, mi segua.
« Le capita spesso di ricevere richieste del genere?
» Arrivano persone di tutti i tipi qui, il nostro magazzino è il più fornito dell'intera provincia per cui abbiamo una clientela molto esigente: una signora viene a comprare gli uccellini morti per imbalsamarli; un’altro ci ha chiesto di noleggiare alcuni tra i più rari esemplari boreali per ritrarli - abbiamo detto di no, la sua faccia non ci ispirava fiducia. Oramai non mi stupisco più di niente.
« Non credevo ci fosse così tanto mercato.
» Come no!, se devo essere sincero, anche se non ne sono tanto contento, gli affari più fruttuosi si fanno con gente del genere.
« Ma cosa mi dice?
» Si, glielo assicuro! I maniaci non badano a spese per le loro perversioni.
« E ce ne sono molti in zona?
» Bé, non ce ne sono pochi.
« Misericordia, feticisti di uccelli, non riesco ad immaginarlo.
» Ce n’è di ogni sorta: quelli più innocui si divertono a liberarli nei parchi; ma c’è anche chi li usa in riti strani, Dio solo sa per ottenere cosa; e chi invece si diverte semplicemente ad ucciderli. So per certo di un nostro cliente che se li mangia: li lascia liberi per casa e poi li insegue come fanno i gatti.
« Santo Cielo. Spero non ce ne siano dalle mie parti.
» Non è detta, spesso sono persone insospettabili. Lei dove abita?
« Piobbico.
» Piobbico ⎯, nell’entroterra?
« Precisamente.
» Mi pare che il signor Walter venga da quelle parti. Uno dei nostri migliori clienti: viene a comprare ogni settimana un uccellino diverso, tutti di piccola taglia. È capitato qui ieri e si è preso un Canarino Ventre Bianco ⎯. Chissà che fine gli farà fare.
« Walter?
» Si, lo conosce? Ottantanni, un uomo giovanile, ancora molto in forma.
« L'unico Walter che conosco a Piobbico è il proprietario di questo quaderno, e non è un pervertito.
» Ma no!, si figuri! Sicuramente sarà qualcun altro. ⎯ però si spiegherebbe la ricchezza di questa collezione.
« Le assicuro, giovanotto: mio marito non farebbe mai male ad un uccellino, li adora.
» Bè, mi faccia vedere… in effetti qui il Canarino Ventre Bianco non è ancora entrato nella collezione.
« Che le avevo detto! Conosco mio marito!, da più di 60 anni.
» ⎯ questo invece è il Diamante di Gould. Le piace?
« Coloratissimo! Sembra un arlecchino.
» Che dice?, gliene prendo uno?
« Si, credo gli piacerà. Mi servirebbe anche una gabbietta.
» Ora prendiamo tutto, signora.
« Che Dio gliene renda merito.

Fiat Punto blu, l’aria calda incanalata verso il parabrezza per sbrinare la condensa, fluisce fino alla fronte di Ester scompigliandone i pensieri sospesi tra il dubbio ed il sospetto nei riguardi del marito. Il lieve palpitare del motore fa sobbalzare i sedili e quindi la conducente e la gabbia dello spaurito Diamante di Gould, incapace di trovare requie nonostante la macchina sia ancora ferma e la cintura assicurata. Tra le mani il raccoglitore di francobolli aperto su una pagina qualsiasi esibisce le piume che fino a quel momento avevano rappresentato l'oggetto di una insolita collezione innocua. Era possibile che la passione ostentata dal marito celasse un segreto nascosto per più di 60 anni?, una mania occulta tanto grande da dover essere ricordata con delle reliquie in un diario riposto tranquillamente tra le foto di famiglia nel soggiorno?
Il freno a mano ancora innescato, la marcia inserita ed il pedale della frizione calcato pesantemente dalla gamba stesa e nevrotica per mantenere la macchina in folle, folle e sconsiderata come la rabbia che stava montando nella testa di Ester impedendole di formulare ipotesi, meno perverse da quelle suggerite dal commesso, in grado di giustificare quel quaderno ed il possibile mistero collegato. La bugia trascinata per 60 anni doveva eclissare una stravaganza tanto indegna da non poter essere vista nemmeno dagli occhi di una moglie, ben più grave del pezzetto di filo interdentale conservato sul lavandino, usato e riusato ogni sera per mesi interi fino al suo ingiallimento, e più osceno persino dell’abitudine del marito di infilarle una mano tra le gambe ogni volta che si trovavano celati in pubblico. Comprendeva la riservatezza all’interno della coppia, anche lei, solo per serbare un illusione d’intimità, tesseva qualche sotterfugio a discapito del marito, ma l’ipotesi che Walter dubitasse dell’amore devoto della moglie, tanto da non metterlo nemmeno alla prova su una cosa così importante quale una perversione, la faceva inferocire.

« Stai tranquillo, piccolino, mio marito non ti farà del male. Walter adora gli uccellini, se non fosse così lo saprei. Non ho sposato un pervertito, figurati!, non riesce nemmeno ad uccidere gli insetti, li fa salire su di un foglio di carta e li getta fuori dalla finestra. Torturare degli uccellini in casa mia!, che razza di idee. E poi quando?, sono sempre in casa!, tranne il sabato. Bé, ma il sabato anche Walter esce… va a cercare le piume nel parco… così dice.
⎯ se non fosse così, lo saprei.

Appartamento condominiale in mattoni trafilati, la quarta finestra del settimo piano sorpassa di pochi metri la punta dell’abete incementato nel cortile interno dello stabile. Walter ed Ester si sono trasferiti lì un anno dopo il loro pensionamento avvenuto nello stesso periodo. Ampia cucina, le stesse mattonelle rivestono pavimento e pareti, una fantasia che ha vissuto un breve periodo di modernità decora l’ampio tappeto del salotto nel quale affondano le zampe intagliate dei mobili antichi restaurati e recentemente incerati. Poltrone e sofà ancora nuovi si nascondono sotto dei brutti copridivano. Sopra il tavolino in vetro, della stessa altezza dei poggiapiedi, sono disposti Tv sorrisi e canzoni della settimana corrente ed un raccoglitore per francobolli con la copertina rigida bombata dal quale spuntano piume di uccelli.
Tante foto incorniciate, in piedi sulle mensole ed appese ai muri: ritratti di coppia in cui i soggetti sono Water ed Ester, Walter o Ester, ma i volti sono sempre diversi, ognuno protagonista di un anno particolare del loro matrimonio iniziato a 18 anni.
Nessun figlio, nessun nipote, nessun animale domestico.
È quasi finito il rosario.

» Regina degli Angeli.
« Prega per noi.
» ⎯.
« ⎯, oh, ti sei incantato?
» Scusa, passerotto…
« Non ti distrarre che ho la roba in forno.
» Si… Regina dei Patriarchi.
« Prega per noi.
» Regina dei Profeti.
« Prega per noi.
» Regina degli Apostoli.
« Prega per noi.
» Regina dei Martiri.
« Prega ⎯, prima mi ha chiamato Martino, dice che la “cena del ‘40” è stata anticipata a questa sera, ci andiamo?, magari ceniamo qui a casa come da programma e poi li raggiungiamo. Ce la facciamo a fare entrambe le cose. Si balla anche, non sarebbe male, no?
» Martino, prega per noi.
« Cretino! Dai, secondo te non si può fare?
» Non possiamo finire il rosario e pensare alla cena prima?
« Il piccione è ancora in alto mare, lo vedo da qui.
» Quelli sono i gabbiani, passerotto mio. Stai cucinando l’uccello giusto?
« Cucino il tuo di uccello se non la smetti di fare lo scemo. Dai andiamoci!
» Ogni anno ci sono sempre più sedie vuote e persone che non riescono ad alzarsi da sole. Sembra un conto alla rovescia.
« Quanto sei noioso. Secondo me è una bella coincidenza. Sembrerà di rivivere il nostro matrimonio: un tuffo indietro nel passato.
» Fino al tempo delle mummie.
« Finiscitela! È impossibile parlare con te quando ti metti in testa una cosa.
» Ci andiamo!, ci andiamo! Non farla tanto lunga passerottino mio. Alla fine facciamo sempre quello che vuoi tu, cosa starnazzi a fare?!
« Starnazzo aspettando quel glorioso giorno in cui tu capisca le mie voglie prima che io le palesi, ma oramai l’attesa ha affiacchito la speranza. Uff ⎯.
» E non sbuffare che mi scomponi il quaderno!
« Tu e i tuoi pennuti!, nemmeno mi ascolti! Mi vuoi dire una volta per tutte cosa te ne fai di tutte quelle piume?
» Sto progettando di cucirle assieme per volarmene via. Come fece il buon Icaro.
« Ti auguro la stessa fine. A proposito: ho notato ieri notte che il piumone non tiene più tanto caldo. Voglio ben sperare che non l’abbia saccheggiato di nuovo.
» Ma smettila!, non l’ho mai fatto! Non ho alcun interesse per quelle piume. Questa storia salta fuori ogni volta che cala la temperatura.
« Oh santo cielo, il forno!
» S’è bruciato?
« No, non si è ancora rosolato. Mi vuoi dire dove le prendi allora?
» Le trovo in giro. Per terra.
« In giro? Di tutte quelle varietà? Ma se da noi non ci sono altro che corvi e merli. Giusto in estate si vedono al massimo delle rondini, tutto il resto dell’anno piccioni, come quello nel forno.
» Non dire stupidaggini.
« Come fai, poi, ad amare così tanto gli uccelli e mangiarteli con altrettanto gusto?
» Io non amo gli uccelli. ⎯ mi piacciono le piume.
« ⎯ mmm…
» Dai, riprendiamo. Regina dei patriarchi.
« Prega per noi. Come sarebbe a dire che non ti piacciono gli uccelli?
» Non ho detto questo. Però… lo sai: non ho tanta affinità con gli animali.
« Non ti piacerebbe avere un bell’uccellino che ci faccia compagnia, piuttosto di raccogliere quelle penne sudice per terra?
» Non particolarmente.
« Andiamo bene…
» Che vuoi dire?
« Voglio dire che pensavo di conoscerti, ho sempre dato per scontato ti piacessero, non ha senso collezionare piume se gli uccellini ti fanno schifo!
» Non ho mai detto: “mi fanno schifo”. Ma che ti prende?
« Te lo dico io cosa mi prende: voglio sapere con precisione perché raccogli quelle piume e mi dici anche dove le trovi!
» Le trovo in giro, ⎯ è una collezione, passerotto, l’ho sempre fatta, perché questa sera ti sei fissata con gli uccellini?
« Te lo faccio vedere perché: ⎯ eccoti il tuo regalo!, buon anniversario signor Walter di Piobbico, facci quello che ti pare, mangiatelo!, torturalo o imbalsamalo, sai che mi importa oramai!
» Ma, tesoro! ⎯ è un Diamante di Gould! Non ne ho mai avuto uno tra le mani!, è formidabile.
« Esattamente, passerotto mio, un Diamante di Gould, vedo che tutto sommato sei abbastanza esperto pur non piacendoti gli uccelli. A questo punto mi sorprende che non ti sia accorto di non raccogliere piume qualsiasi, ma penne, anzi una penna particolare che non si stacca facilmente, l’Aula o qualcosa così.
» Alula, passerotto. Come fai a saperlo?
« Tu come fai a saperlo!, e come fai a trovarle?
» ⎯ le trovo in giro.
« Smettila di dirmi fesserie! Sono stata da Oris… quel negozio di pennuti… in via…
» Órnis ⎯.
« Esatto, bravo! Lo conosci anche tu!, mi fa piacere. Il commesso mi ha detto che hai una collezione pregiatissima, da far invidia alle università. Sei stato molto fortunato, passerotto, ad averne trovate così tante “in giro, per terra”, non è vero?
» Perché sei andata fino a là.
« Per farti un regalo speciale! Per trovare qualcosa di unico, per farti una sorpresa! Ma l’ho avuta io la sorpresa.
» Di cosa parli?
« Del simpatico commesso, dovresti ricordartene, pare tu sia uno dei loro migliori clienti.
» …
« Cosa ne fai?, li torturi?
» …
« Perché mi chiami “passerotto”?, vuoi torturare anche me?
» Ma cosa dici?
« Walter, te lo giuro, se non mi dici la verità ora, subito. Me ne vado. Dopo sesant’anni di matrimonio, ti mollo qui com’è vero Iddio.
» …
« Avanti, ⎯ sto aspettando.
» Ma niente pass… Ester. Ti stai sbagliando, non sono io, è una coincidenza.
« Walter dimmi la verità o ti dico addio per l’ultima volta.

Nonostante la difficoltà con il decoder satellitare; con i cellulari; internet; casse automatiche; etc…, entrambi hanno un animo moderno, socievole e mondano che li porta a frequentare gli amici del circolo e ad affrontare con facilità i cambiamenti sociali: ascelle e gambe di Ester sono sempre depilate ed il rosa è entrato a far parte degli indumenti di Walter.
Ogni anno festeggiano l’anniversario di matrimonio, avvenuto programmaticamente lo stesso giorno del loro primo incontro, e tutte le sere, da quel giorno, si scambiano un bacio come fecero quella prima volta, ma mentre il loro amore rimane vigoroso, la loro vitalità si assopisce costringendoli a mutare il “buonanotte” in un “addio”, poiché il risveglio non è più scontato.
» Sarò capitato lì qualche volta, per curiosità, ⎯ per prendere qualche piuma magari, ⎯ sì, per chiedere le piume cadute.
« Non ci sono piume cadute in questo quaderno, ma solo penne strappate. Eccone qui una che vola via, e fin quando non mi dirai la verità continuerò a farle volare per la stanza Walter.
» Su Ester, non essere infantile! Ridammi il mio quaderno!
« Ed eccone un’altra volar via…
» Ester, smettila! Va bene, te lo dico…
« Avanti allora… dove prendi queste piume? Sei tu o non sei tu il feticista di Piobbico?
» Prima posa il raccoglitore.
« Vuoi vedere che fine fà il raccoglitore se non ti sbrighi? Allora… raccontami dove recuperi queste piume, ⎯ anzi spiegami l’espressione “non ne ho mai avuto uno tra le mani”, ⎯ cosa gli fai agli uccellini che comperi da Óris? Li spenni?
» No.

Discount di seconda categoria, quarto ed ultimo corridoio, segue al reparto surgelati una piccola sezione dedicata ai prodotti per gli animali domestici oltre la quale iniziano le casse. Sguardo fisso sull’illustrazione della confezione di mangime per uccelli, mentre il braccio destro cinge delle pantofole nuove, spazzolino, dentifricio ed una lattina di birra che non hanno trovato spazio nel cesto oberato stretto nella mano sinistra sotto evidente sforzo.

» Ciao Ester, ti sei incantata?, ci sono le prugne in offerta, ne ho prese tre scatole!, funzionano meglio dei semi, telo garantisco. Verrete alla cena del ‘40?
« Ciao Martino, mi sa di no. Posso mettere questi nel tuo carrello? Da me non ci sta più niente.
» Dai venite, ci siamo sempre divertiti! Ogni anno sei la regina del ballo.
« È vero. Vorrei, ma… se mi fai da accompagnatore ci vengo!

Televisore acceso sintonizzato sul canale delle televendite non tanto per l’interesse alle promozioni, l’audio è muto, piuttosto per il conforto di una faccia divenuta amica dopo molti consigli. La cornetta del telefono è calda per il frequente utilizzo della serata, ma il numero digitato non è mai stato quello in sovraimpressione. La segreteria del cellulare di Ester continua a rispondere alle chiamate insistenti da quando è uscita di casa dopo il litigio.
È mezzanotte passata.

« Pronto?
» Ciao, ⎯ sei andata alla festa?
« Ciao. ⎯ come stai?
» Senza di te, la tua assenza è l’unica cosa che sento. Non torni?
« Ho preso una stanza all’albergo Montenerone. Probabilmente sono la prima abitante di Piobbico a dormirci.
» Vieni a casa! Vorrei invertire il futuro con il passato per essere pronto a quello che è già accaduto. Ti amo passerot… ⎯ . Ti amo.
« Questa sera sei la seconda persona che me lo dice.
» Come sarebbe?
« Martino.
» ⎯ cosa?
« Era ubriaco.
» Torna a casa, amore mio, mi manchi. Non riesco a dormire senza il tuo respiro. Mi mancano i tuoi baci.
« Non ci baciamo più dagli anni 80, da quando deglutire mentre si pomicia è diventata un’impresa.
» ⎯ dimmi che mi ami.
« Questa sera no.
» Ester ti amo dalla prima volta che te l’ho detto e per sempre. Sentimi, faccio ancora discorsi da ragazzino, tu stravolgi la percezione dell’eternità, il tuo amore è una nobile truffa ai danni della morte, una celata imitazione dell’eternità, non privarmene, ⎯ ti prego.
« Pare che pure l’infinito abbia una fine, pensa l’amore.
» Ti amo.
« Non dirlo. È un’affermazione che non ci si può rimangiare, e per stasera non voglio più sentire bugie.
» Ma è vero! Non ti sto mentendo, non farti distrarre da un piccolo litigio.
« Quante poche cose avremmo visto senza le nostre distrazioni.
» Ester…
« Addio Walter.
» Buonanotte passerotto.
« Non mi dicevi buonanotte da anni oramai. ⎯ addio.

Appartamento condominiale in mattoni trafilati, nell’ampia cucina le stesse mattonelle rivestono pavimento e pareti come negli obitori, sul frigorifero il Diamante di Gould cerca di aprire con brevi beccate circospette un pacchetto di grissini. Sopra il tavolino in vernice lucida il raccoglitore per francobolli con la copertina rigida bombata mostra le pagine vuotate da Ester nella sua dimostrazione di collera. Le piume svolazzano ovunque ad ogni passo, alcune sono stropicciate ed irriconoscibili, altre intatte in grado ancora di ricordare l’esemplare. Odore di bruciato sale dal forno che continua a squillare avvisando che il tempo è scaduto.
Nessuna moglie, nessun figlio, un animale domestico.

» Vieni qui bel passerotto. Te lo do io il ballo.

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