Il giorno dopo ieri
il LATO DEL CERCHIO - SABATO 1 APRILE 2017
Undici orizzontale, sei lettere: “si accorcia con l’allungarsi del passato”. T-E-M-P-O, no, è corto! Allora sarà… si accorcia con l’allungarsi del passato… si accorcia… più il passato si allunga, più… si accorcia. Maledetti cruciverba dannati. Maledetto me che mi ci metto.

Scena 1 (1:45 am)

» Salve, credevo di essere l’unico ancora sveglio. Dov’è la lavanderia? Ero convinto fosse nel seminterrato, ma ho toppato alla grande.
« L’accompagno io, mi segua. È sicuro sia la cosa migliore da fare?
» Vedrà che non daremo fastidio a nessuno, ho poca roba. Tutti dovrebbero lavare la sera, nelle fasce notturne l’energia costa meno.
« Le macchine qui sono a gettoni, costano sempre uguale, ma mi riferivo alla pelliccia. Si potrebbe rovinare.
» È quella l’intenzione: devo dargli un aspetto vissuto.
« ⎯ è soddisfatto del suo appartamento?
» Andrà benissimo. A proposito: grazie dell’aiuto, da solo ci avrei messo il doppio. Come hai detto di chiamarti, amico?
« Dovere, signore. Mi chiamo Arthur, come la maggior parte dei custodi.
» Grazie, Arthur. L’appartamento andrà benissimo.
« Non pensavo che quelli della FedEx consegnassero anche di notte.
» Trasporti eccezionali, come sempre dipende da chi è il cliente.

Il cestello riduce i panni in un unico impasto indefinito. Le patate sciroppate, l’uovo ed il tortino di carne, devono avere lo stesso aspetto nel mio stomaco dopo i gradini pestati su e giù per le scale, dall’appartamento al furgone e di nuovo dal furgone al quarto piano, fino all’esaurimento dei pacchi. Non ho mai assistito ad un trasloco più organizzato di questo: la X sulla planimetria appiccicata allo scatolone segnava la destinazione di ogni cosa. Avevo intuito fosse un tipo preciso: due mesi fa è venuto a vedere l’appartamento della signora Irwin ripetutamente, ispezionando da cima a fondo le quattro stanze, ci ha passato dentro una giornata intera, poi ha anticipato i soldi per cinque mesi e non si è fatto più vedere. Quel locale è sfitto da un bel po’, mi ero rassegnato a doverlo far tinteggiare.

« Non credevo di rivederla, signore. Sono passati tre mesi da quando ha prenotato l’appartamento.
» Dustin. Chiamami Dustin, Arthur caro, diamoci del tu cercando di svecchiare almeno la conversazione perché il nostro aspetto rivela anni impossibili da nascondere.
« Ancora è un giovanotto, lei. Io invece oramai ho tre nipotine: una di quindici, una di venti ed una più grande. Si vestono come sua moglie.
» Mia moglie?
« La sua fidanzata?
» Sforzati di darmi del tu, Arthur. Cosa ti ha fatto pensare che sia sposato? Non porto la fede al dito.
« Già, mi sono fatto ingannare dalle minigonne nel cestello.
» Sono mie, strumenti del mestiere.
« Che mestiere fai?
» ⎯ permetto alle persone di essere ciò che sono.

Scena 2 (10:34 am)

« Cercava me, signore?
» Buongiorno, Arthur. No, stai tranquillo. Ho fatto una cazzata e sto aspettando che i termosifoni me la rimedino.
« Non le funziona il riscaldamento?
» Arthur, se ti rivolgi ancora a me come fossi una madama del ‘900, spezzo la chiave nella serratura d’ingresso. Te lo giuro.
« È l’abitudine, Dustin. Salgo a controllare il termostato.
» Non occorre, Arthur, il riscaldamento funziona. È tutto a posto.
« È stato ⎯, sei ⎯, sei stato cacciato dall’appartamento? C’è qualcuno dentro?
» Ehi, Arthur, di’ un po’, indaghi sempre così a fondo sulle vite degli altri?
« Informarsi sui condòmini è uno dei doveri di un custode.
» Come no! Un dovere. Allora saprai dirmi qualcosa sulla signora Irwin. Come mai quei soffitti dipinti? Dalle mie parti se ne vedono parecchi, con i movimenti hippy e gli eccentrici di Hollywood, ma qui non me lo aspettavo. Pensavo dovessi farli fare, invece… un colpo di fortuna.
« Ti piacciono?
» Orribili! Ma perfetti. Allora? La Irwin? Mi interessa il suo passato.
« La signora Irwin ⎯ amava il cielo.

Non sarebbe contenta di avere un soggetto così in casa sua. Era una conservatrice, una signora per bene. Mi invitava sempre a fare due chiacchere in salotto quando le portavo la posta. Quel soffitto annuvolato mi sorprendeva ogni volta. Diceva che di notte comparivano le stelle, era una bella bugia. Aveva lasciato quasi tutto al suo posto ad eccezione delle fotografie e qualche indumento. Mi diede l’impressione che ogni cosa in quell’appartamento fosse stata abbandonata già da tempo. Una volta sgomberate, quelle stanze vuote sembravano non essere mai state abitate, finché non si alzava lo sguardo al cielo.

« Si è trasferita a sud, verso Medicine Hat, ha raggiunto la figlia. Credo fosse stanca di stare​ sola, ma non mi ha mai confidato le sue motivazioni. Ha lasciato l’appartamento intatto, molti dei suoi mobili li ho presi io.
» Medicine Hat… sta più a sud, verso il confine, vero?
« Credo di si.
» Ci ho passato un po’ di tempo per lavoro: la frontiera più lunga del mondo. È assurdo pensare di poter percorrere quasi 8000 Km in linea retta senza uscire mai dal tuo paese, e con un salto nella direzione sbagliata essere un clandestino. Pur facendo lo stesso mestiere, nel giro di pochi metri sei un cittadino modello o un fuorilegge. Francine viene da lì, se non hai un buon equilibrio non riesci a vivere su di una linea ⎯. A proposito di medicine: dove stà la farmacia più vicina?, mi serve la pillola del giorno dopo... me la daranno?
« A te non credo. Penso sia meglio ci vada Francine.
» Non cambierebbe molto.
« È per questo che hai quella pelliccia addosso? Cerchi di passare per una signorina?
» No, questa è la momentanea soluzione alla mia cazzata.
« E quegli stivaletti?
» Non ti piacciono? Te l’ho detto: sono strumenti del mestiere. Sto lavorando, devo sformarli.
« Stai lavorando?, quindi avevo indovinato: intrattieni qualcuno nell’appartamento. Ha dormito qui? Chi nascondi?
» Ma no! Che idea ti sei fatto?
« Siete gente ⎯ particolare. Ne vengono molti qui per esercitare legalmente la professione.
» “particolare” dici? Che altro sai della California?
« Bè, si può girare nudi per strada.
» Allora sei stato fortunato. Alcuni abiti sono da donna, ma almeno sono vestito.
« Ringrazio il cielo. Chiamo la polizia?
» Ma no, Arthur. Non c’è nessuno in casa! Te l’ho detto, ho avuto un incidente domestico: da noi si lasciano le finestre aperte dopo aver pulito i pavimenti, per far asciugare.
« Ah! È un classico. Ad Edmonton la chiamiamo la ”svista del surfista”, non so se perchè capita spesso a voi californiani in vacanza da queste parti o perchè si scivola. Ti si sono ghiacciati i pavimenti, vero?
» Già.
« E la moquette?
» Asciutta, lì ho dato solo l’aspirapolvere.

Scena 3 (15:15 pm)

« È incredibile: ieri quest’appartamento era vuoto. Pare che ci abiti da anni.
» Si, ho sistemato in fretta, come posso aiutarti, Arthur?
« Sono arrivati dei pacchi per Francine al tuo indirizzo. Chi è Francine? Mi devi avvisare se subaffitti.
» Sono solo, come sempre. Francine è il mio lavoro.
« È il tuo nome d’arte?
» Si può dire così: in un certo senso, molto romanzato, io sono il passato di Francine, e lei è il mio presente.
« Quindi devo chiamarti Francine o Dustin?
» Dustin. Ma devi far finta che qui abiti Francine.
« Hai un po’ di confusione in testa, figliolo. Saranno mica quelle pillole da donna?, hanno un sacco di ormoni dentro.
» Sto benissimo, Arthur, mi piace stuzzicare la tua curiosità. Domani ti sarà tutto più chiaro.
« Che succede domani?
» Domani sarà la conseguenza di oggi, caro mio, ogni incertezza prossima si consoliderà nella sicurezza della storia, basta saper attendere. Non fare mai l’errore di considerare il passato come una cosa già avvenuta, è presente in ogni oggi, te lo dico io. Aiutami a stropicciare questo tappeto, fatti una camminata.

Il passato è presente… si accorcia con l’allungarsi del passato. Ma certo! Il futuro! F-U-T-U-R-O: sei lettere, undici orizzontale! Futuro, guarda un po’, ⎯ e si accorcia. Ho sempre dato più peso al dafarsi rispetto a quello che è stato, ma in effetti non mi restano più tante scelte da compiere. Il presente è caratterizzato dal passato, non dal futuro, ieri si preparava l’oggi, oggi il domani, e domani … ⎯, domani devo ricordarmi di pulire il vialetto, la neve non si scioglie facendo filosofia su di un tappeto nuovo.

« Domani mettono neve, e per quanto siano incerte le previsioni, ti consiglio di preparati a dovere, il freddo canadese è molto più esigente di quello californiano. E tieni le finestre chiuse!
» Grazie, Arthur, la tua esperienza mi protegge.
« Si, si, dillo anche a Francine.
» Lei lo sa, è canadese.
« Mi vuoi spiegare bene questa storia? Per lavoro sei una prostituta di nome Francine?, canadese?
» Hai visto più film di me, Arthur. Non sono una sex-worker come immagini, e sono etero. Senti, siccome adoro i vecchi impiccioni, alimenterò la tua curiosità raccontandoti alcune cose interessanti su Francine: è nata pochi giorni fa all’età di 35 anni; questo appartamento racconta la sua storia, ma lei non c’è mai entrata; ogni cosa in questa stanza rispecchia i suoi gusti e ne conserva i ricordi, eppure ho arredato io; è stata la protagonista della sua vita pur non avendola vissuta, perché io sono il suo ieri, e domani ricorderà quello che ho fatto oggi.
« Soffri di personalità multiple?

Scena 4 (21:46 pm)

» Arthur, cosa sceglieresti tra una matita in grado di scrivere il futuro o una gomma capace di cancellare il passato?
« Perché dovrei voler cancellare il mio passato?
» Saresti libero di scrivere il presente su di una pagina pulita.
« È quello che vorrebbe Francine?
» Si, lei sceglierebbe la gomma.
« E tu?
» La mia matita scrive il passato degli altri, e purtroppo il presente mi appartiene sempre di meno.
« Allora sei uno scrittore? Uno scrittore un po’ eccentrico: californiano.
» Una specie. Invento la vita delle persone legittimandone il presente.
« Che significa?, che mestiere è?
» Il mio compito è costruire delle fondamenta reali per una finzione, in modo da dare l’impressione che una cosa nata ieri sia sempre esistita. E così un po’ della mia vita reale si trattiene in quelle fittizie, e mi allontano sempre di più dalla mia storia, ritrovandomi sotto un soffitto non mio con indosso abiti di qualcun’altro, e i custodi mi prendono per un transessuale. Sceglierei la gomma anche io, tutto sommato.
« Quindi? Sei una specie di contrabbandiere di identità?
» Arthur, la tua fantasia ha una predisposizione per il subdolo. Amico mio, ti lascio le chiavi dell’appartamento. Non toccare niente, domani arriverà qualcuno a chiederle e tutto ti sarà più chiaro.
« Francine? Quella vera?, la prostituta?
» Si e no, in un certo senso Francine non esiste, anche se ora ha un passato. Non posso raccontarti più di quello che sai. Questione di diritti d’autore.
« Non c’ho davvero capito niente. Però, signor Dustin, è stato un piacere, in un certo senso mi è stato molto utile.
» Addio, Arthur. Grazie di tutto, e non toccare niente, mi raccomando.

Santo cielo! La signora Irwin ci rimarrebbe secca: profilattici in cucina, e diceva di stare sempre solo. Troppi specchi, però le tende non sono male. Tutti questi vestiti?, saranno per Francine. Che razza di mestiere. Quella adesso arriva qui e si ritrova catapultata nella vita creata per lei. Sarà questa nelle foto? È una bella ragazza, mi pare di averla già vista, ha una faccia nota.

Scena 5 (Il giorno dopo)

» Grazie della disponibilità, signore, e scusi il disturbo, abbiamo finito ora le riprese, gli studios manderanno qualcuno a ripulire.
« Dustin?
» No, lui si occupa di allestire, starà già curando qualche altro personaggio. Di solito mandano un’agenzia privata di traslochi.
« Me lo saluti tanto se lo incontra. Mi ero fatto un’idea totalmente sbagliata su di lui.
» Capita spesso. È un tipo eccentrico.
« Quando uscirà?
» Il prossimo anno. Potrà dire di essere stato dentro un film.
« Già, non capita tutti i giorni.

Un film di denuncia sulle sex-worker canadesi girato nell’appartamento della signora Irwin. Inimmaginabile. Nel giro di due giorni hanno montato e girato l’intera vita di una persona, nello stesso tempo che impiego io per completare un cruciverba, in queste stanze è trascorsa una storia, ed ora il freddo conserverà i ricordi di Francine sotto un cielo dipinto. I ricordi di nessuno. Disgraziati: hanno lasciato le finestre aperte. Californiani maledetti!

Dodici orizzontale, quattro lettere: “il giorno dopo ieri”. D-O-M-A-N, no, ⎯ il giorno dopo ieri… già si: O-G-G-I.

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