TeXt
il LATO DEL CERCHIO - 1 FEBBRAIO 2019
Mi vengono in mente frasi di un libro, spezzoni di film, immagini o intere scene; iniziano a ripetersi nella mia testa. Non so come le scelga, non ho mai fatto caso ad un avvenimento comune che le inneschi. Semplicemente il mio cervello è fatto così.
Durante le ore del test mi sono ricordato una frase di un film West, il cowboy diceva: “Sono diventato il migliore perché ho fatto tanti sbagli, e nessuno è stato un errore.”
“nessuno è stato un errore”; “nessuno è stato un errore”…
Le domande del questionario sono studiate appositamente per indurre allo sbaglio, ma qui non siamo nel West, ogni crocetta errata mi fa scendere in graduatoria, infossato per l’eternità nell’abisso dei perdenti fino a che l’unica croce ad avere un significato sarà quella sulla mia tomba.
Tendo ad essere scenicamente apocalittico.
È la seconda volta che provo l’ammissione, sono preparato, sono motivato, so copiare, e non basta perché ci sarà uno più preparato di me, più motivato, più furbo e magari con agganci. Ogni domanda giudica e la risposta decide il mio futuro. Anche se è di cultura generale. Mi irrita profondamente la “cultura generale”, è il gossip della conoscenza: la percentuale di domande azzeccate in cultura generale corrisponde al tempo perso a memorizzare minchiate.
A volte esagero.
Mi piacerebbe poter dimostrare di essere degno di imparare mettendo in pratica gli insegnamenti, non prima. È come giudicare un piatto valutando solo gli ingredienti e non la ricetta. Spesso le ricette migliori nascono da una scelta misera di componenti. Mi secca non poter realizzare il mio sogno solo perché siamo in troppi ad averlo. Soprattutto perché ci svegliamo prima ancora di addormentarci.
Preferirei il caso, imparziale, cieco, e non avrei sprecato l’estate a prepararmi. Ascolterò il pistolero: anche se sbaglio, sarà la cosa giusta.



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