Anonimia
il LATO DEL CERCHIO - 14 NOVEMBRE 2019
Il 2020 fu più simile a 1984 di quanto ci si possa augurare. La visione distopica di Orwell si concretizzò 36 anni dopo la sua previsione, in una società molto meno lugubre, ma notevolmente più subdola. Tuttavia lo scrittore immaginò diversamente le cause di una società videosorvegliata: contrariamente da quello che una mente scioccata dai totalitarismi potesse supporre, l’annientamento della privacy si realizzò in modo volontario e consapevole. Il protagonismo fu il virus capace di negare la riservatezza ad ogni persona, agevolato dagli “strumenti di iperconnessione” e stimolato dalla tendenza comune tra i navigatori ad interessarsi sempre di più allo streaming, interpretato come linguaggio della realtà, concretamente, però, più fittizio della fiction poiché corrotto dall’obiettivo di intrappolare l’interesse.
Lo streaming ha portato l’attenzione sulla vita privata di tutti e i social network hanno reso l’utente prima interessante agli occhi degli altri poi per se stesso. La trasformazione avvenne con un semplice passaggio: da divertirsi ad assistere a vite private rese pubbliche da telecamere in video ripresa ventiquattrore su ventiquattro (come nella casa del Grande Fratello), all’esigenza di far conoscere, approvare e invidiare agli altri la propria vita privata, e quindi condividere il più possibile momenti riservati rendendoli in qualche modo interessanti. Paradossalmente la privacy divenne lo strumento di successo di un video condiviso: più il momento inquadrato indagava nell’intimità, maggiori erano le visualizzazioni.
In Nineteen Eighty-Four l’autore ipotizza l’estremizzazione di questa tendenza immaginando una società basata sul controllo della vita dei cittadini tramite l’abolizione totale della privacy. Le conseguenze invece furono diametralmente opposte. Lo straordinario risvolto di quel momento sociologico fu l’anonimato. Inizialmente nata come una controtendenza, sfociò in una moda che celava in sé la necessità di libertà. La continua pubblicazione e pubblicizzazione della propria vita e la conseguente ricerca di approvazione dal sistema di riferimento costrinse ad una uniformità e ad un appiattimento del pensiero. L’unico modo per esprimersi pubblicamente, nonostante il pubblico, divenne rinunciare all’identità. Il sacrificio del protagonismo garantiva uno spazio libero in cui essere se stessi non essendo nessuno. Quando l’anonimia divenne di massa la società si potè riconoscere in un unico soggetto ignoto, libero di dire tutto ed il contrario di tutto con la stessa voce atona. Si assistette alla rivincita della radio sulla televisione, del libro sul film, della concretezza sull’immagine, sparirono i brand e l’economia si trasformò come la società. Le relazioni si appiattirono: in tutte quelle situazioni in cui è impossibile prescindere da un’identità non c’erano opinioni, gusti o preferenze poiché l’individualità era disarmata, ognuno poteva essere chiunque, autore di un capolavoro o di uno scempio. Schermati dall’anonimato gli uomini divennero liberi di essere in disaccordo e creativi, il concetto fu più importante dell’oratore, l’arte più dell’artista, la filosofia rinacque, e la politica tornò ad occuparsi di tutti allo stesso modo perché i ricchi non si distinguevano dai poveri.


You may also like

Back to Top