SUPERFICE
il LATO DEL CERCHIO - 22 MARZO 2021
Il sasso rimbalzò tre volte poi s’immerse prudentemente divenendo parte intima del lago.
Impercettibile il livello del bacino si alzò. L’acqua sembrava impenetrabile se non dal peso, pur essendo trasparente non si scorgeva niente al di sotto del confine dell’acqua, come se il pontile galleggiasse sopra l’abisso. Al largo il cielo si rifletteva sullo specchio d’acqua dando l’illusione che la pioggia stesse abbandonando il lago aspirata da nuvole assorbenti. Quell’enorme pozzanghera sembrava impermeabile alla pioggia. Aspettavo, in attesa che il bacino si prosciugasse, il rivelarsi del fondale. Volevo vedere cosa c'era sotto.

“Il cieco cerca ciò che è celato.” 

L’iscrizione all’ingresso del labirinto sotterraneo faceva intendere che bisognasse affrontare il percorso al buio. La locandina ingiallita nella bacheca d’ingresso stilava la classifica di percorrenza del tortuoso tragitto: il primo aveva impiegato appena quindici minuti; ma più impressionante era il record massimo: due giorni.
Quel tunnel aggrovigliato era stato costruito per volontà di un eccentrico architetto agli inizi degli anni 60, i gradini, interamente in cemento come quelli del molo, affondano nel buio e dal pertugio d’ingresso spira il tepore naturale del sottosuolo accompagnato da un ammaliante silenzio. Lì dentro sarei stato al sicuro dalla pioggia. Il pensiero che la stessa idea l’avrebbe potuta avere un animale, mi venne solamente dopo aver perduto l’orientamento, fatta qualche svolta sotto terra, e a seconda del crepitio che sentivo la bestia cambiava forma e intenzione. Ma quel pensiero svanì quando iniziai a procedere sfiorando le pareti.
Il buio sembrava liquido, mi sentivo come quel sasso lanciato nel lago: perso, ma al contempo parte di un tutt’uno; un nuovo dettaglio dell’architettura. Accarezzando le pareti, rivelavo bassorilievi raffinati stampati nel cemento, decori che nessuno avrebbe visto, se non tradendo la volontà dell’architetto. Qual’era il messaggio sotto quel nero uniforme?
Dopo qualche ora l’uscita. Sul primo scalino, illuminato dal giorno, la frase incisa recitava:

“L’oscurità rende brillante la luce.”

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