Scusa (*)
il LATO DEL CERCHIO - GIOVEDÍ 4 LUGLIO 2019
Ho sempre dato per scontato che la mia vita fosse ispirata ad una storia vera. Basta questa premessa nelle biografie per rendere la trama più significativa, come se la realtà fosse garante di significato, invece succedono cose incomprensibili continuamente.
Certi avvenimenti acquisiscono senso solo se gli viene attribuito, come i libri sacri hanno significato solo per chi crede. La vita non è altro che un continuo sforzo nel trovare una giustificazione a ciò che accade. Nel fare in modo che tutto torni, che vada come è giusto che sia.
Non so… fai conto che sia accaduto a te. Immedesimati, come Bastian a Fantásia, ma questa storia non è infinita, non è un fantasy, non ci sono draghi con eritemi cutanei sulla schiena e nessun cavallo bianco annegherà nel fango.

Trattieni la pipì da ore, ogni cento persone ce n’è una ad offrirti una Redbull o una lattina di qualcosa. Ti infili dentro una casa, uno di quegli appartamenti da esposizione affittato da qualche azienda di “design giovane” che preferisce posizionarsi fuori dal mercato, fuori dal Salone, fuori dal tunnel. Noti il telefono con la cornetta (un Bigrigio della Sip con la ghiera forata al posto della tastiera) che connota tutto lo stile dell’arredo: underground new vintage. Degli studenti lo osservano come fosse una cosa rara e non semplicemente vecchia: pensare alla loro percezione del tempo ti mummifica. In cucina aleggia un aroma di imbarazzo misto a giustificazione: pare che l’appartamento abbia attratto più ospiti di quanti bicchieri siano a disposizione. Ti immetti in una discussione casual colta:

«La radio non è stata sostituita dalla televisione anzi ha conquistato l'aspetto culturale della comunicazione.»
«Solo perché i programmi televisivi moderni hanno deciso di far partecipare gli spettatori. L’opinione pubblica è degradante. Anche in radio la chiamata dell’ascoltatore rovina la trasmissione.»
«Scusate, il bagno?»

Hai fatto caso che ogni passo fatto verso il cesso diminuisce la capacità di trattenere la pipì? Si arriva a slacciare la patta giusto un secondo prima dell’impossibile continenza del flusso. Eppure fino a che stavi in fila non sentivi premere così forte l’urgenza.
Le piastrelle del bagno sono compilate di scritte, la tipica arte rupestre dei gabinetti negli autogrill. Il tratto è verosimile ma non vero, l’interior designer deve aver scelto quella fantasia per contrastare lo stile asettico dei sanitari, ma tra tutte le finte scritte una è vera: si percepisce l’Uni POSCA; da piccolo eri assuefatto dall’odore alcolico che evapora dalla punta del pennarello. Hai preso tante di quelle sberle per averli lasciati seccare.

Amaerotica, chiamami! 3480554769

È il cellulare di tua madre.
Conosci solo il tuo numero, il suo e quello fisso della nonna perché ha quattro cifre. Non hai memoria per i numeri. È il suo.
Coincidenza? Qualche imbecille ha messo insieme una fila di numeri a caso (non so se questa eventualità sia confortante o spaventosa, come se l’universo abbia deciso l’identità di tua madre), oppure lei è veramente Amaerotica: (prendi fiato, segue un periodo lungo senza virgole) una donna finalmente libera dai doveri familiari che può dare sfogo alla sua libidine e lasciare la sua voglia in uno pseudonimo accattivante sulle piastrelle di cessi frequentati da feticisti dell’oggetto.
Solo in relazione a quell’appellativo noti il 69 al termine del numero, un biglietto da visita promettente che l’innocenza di un figlio non aveva mai considerato.
Bussano ossessivamente. Fissi quel muro già da quindici minuti. Il tambureggiare delle nocche, sommato allo stato di shock inebriato da troppe bevande gassate, sguinzaglia un’ansia primordiale da Jumanji. Prendi la spugna tra i prodotti economici sul bordo della vasca, messi lì per fare “casa vissuta”, versi tutti i ml in omaggio del docciaschiuma sulla faccia ruvida della spugna e inizi a grattare sulla parete, poi vai verso il tamburo lasciando una colonia di bolle sopra il gabinetto.

«Era ora fratello! Ehi Aski, gran figlio di puttana, come stai? Aspettami qui, annaffio il cesso e arrivo.»

Ti chiamano Aski per via degli occhi azzurri come gli husky, e “figlio di puttana” perché è un collega tamarro a cui piace impersonificare il “fratello negro” di Harlem anche se al posto della stereotipata canottiera indossa una camicetta perlata e le catene d’oro contrastano veramente poco con la sua pallida pelle. Oppure perché conosce Amaerotica e la considera una cagna?
Non sei un bigotto. Non hai pregiudizi sugli appetiti sessuali di tua madre, ma solo ora ti ritrovi a pensare ai suoi capezzoli come zone erogene piuttosto che una fonte di cibo materno. Amaerotica… la mamma… tua madre è una MILF. Hai bisogno di saperlo, ma paura di scoprirlo.
Chiama! Componi il numero.

«Ciao amore.»

Riagganci.
Poi la RedBull fa effetto e torna la lucidità. È tua madre, ha il tuo numero. Ci chiama sempre “amore”. Lì per lì era sembrato un ciao amore da Amaerotica. Segue una sua chiamata in cui ti inventi qualcosa. Sembra la mamma: perennemente preoccupata per te.
Prima di riprovare con il numero privato devi far passare alcuni minuti, minuti in cui ricominci a fumare. Non ti sono mai piaciute le sigarette, soprattutto quelle scroccate: hanno un sapore estraneo, di dita sconosciute. La prima è stata a 17 anni. Hai iniziato perché il fumo era l’unica cosa che ti entrava dentro. Non eri tanto più piccolo di adesso, eppure erano tanti anni fa. Di cose che ti sono entrate dentro da allora ce ne sono state, anche a forza, anche se non volevi. Cercavi di essere ermetico, puro. Un uovo. Invece sei un tubero.
Hai studiato design affascinato dalla ricerca del “bello e funzionale”; immaginavi il concetto di perfezione come il mix di queste due caratteristiche. Il giorno in cui capisti che spesso bello è sinonimo di finto e funzionale di consumismo, coincide con la data d’iscrizione della tessera IKEA. Ora i tuberi ti piacciono e le uova sono funzionali solo se le rompi.
La maggior parte degli oggetti di design godono di una bellezza momentanea, come le ragazze truccate, quelle bellezze patinate che sai si trasformeranno in volti sconosciuti. Ti è capitato, ricordi? La ragazzina era bellissima prima e durante il sesso, poi è arrivato il coito rivelatore che sbrina la condensa ormonale dagli occhi e ti ritrovi sopra una ragazza che ormai si può dire donna.
È ricapitato: tua madre è stata mamma per un periodo, ora è di nuovo donna. Non esattamente estranea, ma misteriosa. Ti sembrava di conoscere a perfezione quella traccia, di aver sentito appena le altre canzoni dell’album e di non avere idea di chi fosse la band, se quel brano fosse stato il più famoso, se fosse emblematico o invece un progetto che usciva dalla vera identità del gruppo. Insomma conoscere a memoria Tender pensando che tutte le altre canzoni dei Blur siano simili.
Non dà fastidio, ma è strano. Fa sentire sciocchi e presuntuosi. L’hai sempre considerata in funzione del suo ruolo di madre, immaginandola madre ventiquattr’ore su ventiquattro da quando è nata, appropriandoti del suo passato e totalizzando la sua vita con la pretesa di figlio. Un’opera d’arte funzionale progettata per te, per sempre. Non è così, non lo è mai stato. Quante volte sarà stata amante e madre allo stesso tempo; quanto spesso avrà rinunciato ad essere amante per essere madre; chissà se ha mai desiderato dimenticarsi di essere madre per poter essere solamente amante, di nuovo; chissà se è così mamma perché non unicamente madre.
Forse le madri non arrivano mai a considerare i figli non figli, ma è facile che un figlio inizi a vedere i propri genitori con occhi diversi da quelli di un bambino, accade quando si mettono al loro pari, nel momento in cui i ruoli si ribaltano ed i genitori richiedono assistenza dai figli più di quanto i figli dipendano dai genitori.
È evidente che la mamma ha il diritto di essere Amaerotica, ma Amaerotica può essere la mamma? Una madre che spera di essere chiamata da sconosciuti in cerca di un pompino, o nella migliore delle ipotesi di una conversazione piccante.

#31#348055…

Aspetta… che importanza ha?
Brontola lo stomaco senza fame né appetito, più che brontolare fa le fusa, come se l’umore ignorato dal cervello e trascurato dal cuore abbia trovato sfogo in un altro organo, più viscerale, più primitivo, intollerante alle uova, ma che digerisce i tuberi. Più vero.
Da un lato è figo avere una mamma anticonformista. Una donna libera dai ruoli sociali, padrona della propria sessualità, capace di connubiare amore ed erotismo. Un biberon che funge anche da sextoy, straordinario!
Però senti anche una specie di odio. Per tutte le volte che ti ha baciato con le stesse labbra da fellazio. Cazzi di chissà chi. Peni che puzzano di usato, di bagno pubblico, di alcool rosa, invitante odore di Uni POSCA.
Cosa succede se inizi ad odiare la donna che ti conosce meglio di chiunque altro? Che ti ama come solo lei può. “L'amore con l'amore si paga” dice Ivano. Forse questo odio è amore non provato, è la penitenza per non poter soddisfare quel tipo di amore che nostra madre cerca in altri, per non essere in grado di ricambiare pienamente il suo amore. Vorresti chiedere ad Edipo, ma poi servirebbe la spiegazione di Lacan sul pensiero dell’eroe, e l’analisi di Recalcati sulla spiegazione del filosofo e forse alla fine capiresti l’origine dei tuoi problemi senza però avere un rimedio. Come Hans che scovato il buco nella diga inizia a bere, a bere tutta l’acqua del bacino.
Tiri fuori il cellulare per guardare le foto di natale.
La guardi e non provi più amore, ma solo il sentimento che te lo ha portato via: nient’altro che gelosia. (Questa frase è una poesia).
Amore mutato in possessione.
Tuttavia pensando ai tuoi segreti, alla vita che ignora, che sa di non conoscere, e a quanto poco influisca sul suo affetto, torni a sentirti nuovamente sciocco e presuntuoso.
Non è possibile partecipare pienamente ad un’altra vita senza dover rinunciare alla propria.
Condividiamo con i nostri genitori il pomeriggio: ignoriamo il loro mattino e la sera ci lasceranno affrontare la notte da soli; in quegli anni di pomeriggio si sintetizza in una la vita di due individui, partendo da metà di uno e finendo a metà dell’altro. In questa vita l’uomo sperimenta con coscienza la nascita e affronta la morte prima che accada, ma la mattina e la notte le vite si separano ed ognuno torna ad essere segreto all’altro. Quasi come in Ladyhawke. (Ok pensiero un po’ astruso, però quanto era bello Ladyhawke!).
Secondo la teoria dell’evoluzione, in quanto progenie, dovremmo essere migliori dei nostri genitori, più comprensivi, più amorevoli. Però, secondo teorie religiose, mentre tutti gli animali derivano da esseri inferiori migliorando la specie precedente, l’uomo è l’unico creato da un essere superiore, plasmato a sua immagine e somiglianza, ma che con il tempo è andato peggiorando.
Paranoie! ti dici.
E allora completi il numero, la chiami per sapere se puoi andare a cena, per far tornare tutto come prima, consapevolmente come prima, ora che quella donna è tua madre.

#31#348055 4769

«Ciao amore.»

La guardi e non provi più amore, ma solo il sentimento che te lo ha portato via: nient’altro che gelosia.

(*) Ed ecco un cavallo bianco e annega nel fango. Scusa.

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