I fari sulla collina
il LATO DEL CERCHIO - 1 AGOSTO 2018
Ho sempre pensato di voler stendere la mia strada su di una traccia chiara a me soltanto, una via nuova dove non si incontrino pionieri ad anticipare i passi, e l’unico modo per percorrerla sia seguire le mie orme.
Ogni sera al di là della valle un’automobile fende il buio in cerca di casa, la notte si concentra sul lato ombroso della collina lasciando emergere dall’abisso due guide di luce sospesa. Per qualche metro oltre il cofano proiettano il viaggio che sta per compiere, lasciando ignoto il resto della strada ancora da esplorare, mentre sotto le ruote anteriori svanisce quella già percorsa. Vorrei fosse un vecchio modello meccanico come le prime sonde spaziali, progettate per resistere agli incidenti, non anticiparli. Non posso soffrire le nuove automobili capaci di rendere ogni gesto prevedibile, quei navigatori che dopo le prime due lettere intuiscono la destinazione e in cui sconosciuto è sinonimo di sbagliato. Invidio quella macchina fantasma, pioniera ogni giorno della stessa invisibile strada, ultima superstite di una tecnologia lontana dall’intelligenza.
La credevo libera in quello spazio vuoto… la carreggiata la imprigionava su un binario d’asfalto e la sera che i fari si spensero volò oltre la gabbia del guard rail, perdendosi nell’inesplorato profondo.

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