EXIT
il LATO DEL CERCHIO - MARTEDÍ 12 MARZO 2019
«Non ho mai amato ⎯ rettifico, mai gradito l’eloquenza (da quando il verbo “amare” è diventato di tendenza ha perso significato), la trovo smodata in qualsiasi conversazione, preferisco un dialogo morigerato. Stimo in tutto la sintesi: prediligo di gran lunga un sandwich semplice con crudo e qualche foglia di lattuga a questi capienti tramezzini farciti al punto che risulta impossibile scovare il capello della cameriera - scommetto farà parte del ripieno. Quelle graziose, si fa per dire, cuffiette posticce sulla nuca delle inservienti sono lungi dal rassicurarmi sull’igiene del personale. Pare ci siano le docce anziché la cucina dietro il bancone. Quelle teste incelofanate sembrano delle serre sotto cui si tenti di coltivare i capelli. Si figuri, stimo enormemente chi abbia la forza di fare lavori simili, il mio disprezzo è solo una reazione istintiva superficiale. Mi succede anche con il tonno: sebbene lo gradisca come alimento, soprattutto al naturale, non appena apro la scatoletta spontaneamente le narici si otturano in misura preventiva.
Inevitabilmente volendo presenziare alla funzione di mezzogiorno, questo era il bar più comodo per il nostro incontro. Ahimè il vescovo, come tutti gli uomini di potere incapaci di dimostrare unicamente con le proprie gesta il merito della loro posizione, non predica compendi dunque invece di un’omelia concisa ed efficace, tedierà la platea oltre l’efficienza dell’attenzione. La sua concentrazione invece, caro giovanotto, mi stupisce: non sembra minimamente sconfortato dal mio sproloquio.
Avrà già capito la mia contraddittorietà. Non solo mia, ma propria dell’essere umano, “essere” inteso nella sua eccezione verbale. Ogni uomo aspira a contraddirsi, ma solo i più audaci compiono un’incoerenza. Le espongo un esempio: a breve ci saranno le elezioni, oh no non si allarmi, sulla politica mi confronto solo con chi non ne capisce, è l’unica maniera per non sentire banalità; le sarà familiare l’esaltante sensazione che si prova nell’attimo in cui si ha lo stimolo di votare contro i propri principi. Dimostrando di poter essere altro da se stessi, o per lo meno diverso da come crediamo di essere, stravolgere le proprie decisioni in un attimo di ribellione. Ma che dico!, lei è ancora un giovanotto impubere, non conosce l’onere del voto, ⎯ allora ricordiamo il suo ultimo gesto eroico, anarchico, in cui deturpò i muri della presidenza. Vuole sapere perché lo fece? Perché ha avuto l’occasione di negarsi, di dimostrare, più a se stesso che agli altri, di avere potere sui propri desideri, di liberarsi dalla vita che si stava imponendo. Nessuno se lo sarebbe aspettato da un alunno modello come lei: voti sopra la media, condotta impeccabile, nessun problema familiare, nessun disturbo, un futuro limpido davanti, ma ecco l’istintiva recondita necessità di testare e mettere in dubbio il controllo su se stesso. Chi possiede la forza di rinunciare alla cosa che ha sempre voluto e che finalmente si è guadagnato è un vero rivoluzionario. Bravo!
La coerenza e l’imprevedibilità sono le facce della medesima medaglia, lanciandola non è possibile prevedere quale faccia uscirà, ma quale che sia è indubbiamente possibile confidare nella sua casualità. È per questo che si lancia, è coerente. Lei è una monetina: la sua coerenza ha scatenato un risultato imprevedibile.
In questi anni sono giunto ad una conclusione: un ragazzo diventa uomo quando inizia a fare quel che nessuno gli ha insegnato. Dunque. Le sue gesta potrebbero essere indicative di una evoluzione o, al contrario, di una degenerazione. Il mio dovere è capire se sia necessario espellerla o semplicemente punirla; nonostante, glielo confesso in confidenza, ammiri il suo gesto. Lo trovo geniale. Sfrontatamente arguto.
Nel valutare la permutazione del suo comportamento non devo lasciarmi influenzare dall’immacolato curriculum scolastico. Un errore comune è giudicare sull’accaduto piuttosto che sul presente. Sovente i genitori compiono questo sbaglio amando il ricordo che hanno dei figli. La sfida più ardua di un preside non è capire i ragazzi, ma presentarli ai genitori che raramente li conoscono.
Ecco perché l’incontro di oggi: devo capire chi è, dimenticandomi chi è stato.
Sente un brivido?, è il tremito della rivolta, della trasgressione. Alcuni non lo capiranno, non sembra avere senso rinunciare agli studi poco prima di averli finiti, ma io la capisco. Come sono belli i lampioni all’imbrunire, quando ancora c’è luce in cielo, perché non sono funzionali. Sono solo decorativi. Funzione e scopo tolgono poesia a qualsiasi attività. E allora al diavolo tutto!, usciamo dal conformismo!, ribaltiamo gli schemi e le imposizioni!, soverchiamo le nostre aspirazioni e conquistiamo la volontà di negarci!
Deve avere in testa un tramestio di emozioni difficili da interpretare. Proviamo a mettere ordine in questo traffico. Prendiamo come esempio la logica delle metropolitane: ci sono migliaia di fermate possibili a cui scendere, ma la decisione fondamentale si sintetizza nella semplice scelta di prendere il treno che procede verso sinistra o destra. Dunque iniziamo con questa scelta: dentro o fuori? Evitiamo battute sulla polluzione tipiche della sua età. Vuole continuare gli studi o preferisce rinunciare?
Questa è una di quelle domande capaci di cambiarle il futuro, non sembra, la location non esalta le circostanze, ma è così. Lei è il demiurgo della sua vita, limitato dalle vicende del caso, ma con un discreto margine di decisione sul proprio avvenire. Deve fare una scelta, prendere una decisione. È inutile rimuginare, non c’è giusto o sbagliato. Non può prevedere prima, nè valutare dopo perché l’alternativa alla risoluzione presa cadrà nella nebbia del mistero, dunque non ci sarà rammarico.
Le do tempo fino a lunedì. Mi espongo dandole un banale consiglio: una buona istruzione non è garante di una mente brillante, ma è il metodo più facile per mostrare la propria intelligenza. Guardi quella splendida ragazza, un aspetto meraviglioso deturpato da quello smascellare incontrollato. Se sapesse masticare con ritegno non solo ci risparmierebbe lo spettacolo di quel masticotto enfiato di saliva, ma eviterebbe di assomigliare ad una scrofa. Non è sufficiente essere belli, come non è sufficiente essere brillanti.
Posso confidare nella sua resipiscenza qualora decidessi di revocare la sospensione?»


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