Fame
il LATO DEL CERCHIO - 4 GENNAIOE 2019
Quelle bocche affamate piangevano lacrime asciutte sulle carovane lungo la strada.
La terra arata, arsa, annebbiava di sabbia i campi, sfumando le cascine al centro delle coltivazioni. Per i bambini era la prima siccità, mai avevano guardato con preoccupazione il cielo limpido fino ad allora, non c’erano giochi nei loro pensieri, le fantasie evaporavano sotto i cappelli come la saliva nella gola screpolando la lingua. Il sonno in quelle notti ferme gocciolava sulle palpebre sfibrate, sfrigolando ancor prima di sfiorarle per poi scomparire tra le stelle lasciandoli tutti semisvegli, boccheggianti in cerca di un respiro fresco. Sembravano immobili, ad ogni miglio in più il panorama continuava a ripetersi, l’asfalto scorreva identico, nemmeno una buca ad interrompere la monotonia. La radio frusciava ad ogni stazione, madre diceva che la polvere era penetrata fin dentro l’antenna e l’etere era diventato deserto. L’autogrill era spento, lo spiazzo e il prefabbricato a malapena potevano definirsi un luogo, un guscio vuoto lasciato anche dalle ultime tracce di una vita passata di lì. Persino gli insetti se ne erano andati.
Madre chiamò tutti verso di sé, si denudò il seno e iniziò ad allattarli, anche i più grandi abbandonavano il pudore pur di perdere la fame. Quel latte aveva un disgustoso sapore sanguigno, caldo e più denso dell’olio; quando toccava il fondo dello stomaco rimbombava dentro la pancia arrugginita, richiamando la fame da oltre i confini della miseria.


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