Ri-velare
il LATO DEL CERCHIO - 15 FEBBRAIO 2018
Il rovesciamento era iniziato: carnevale recitava nelle piazze, il caos turbava l’ordine, la risata ribaltava il lutto e tutto era colore. Ma non volava coriandolo tra i fiocchi di neve su Heldenplatz, una macchia nera di persone si allargava sull’asfalto imbiancato scivolando verso il parlamento. Non c’era volto in quella massa, nè maschere, solo sagome coperte da un velo. In quei giorni di festa la legge «AGesVG» era stata sospesa: le autorità austriache, pur di preservare la magia del carnevale, permettevano ai cittadini di coprire il volto rendendosi inidentificabili; le forze dell’ordine erano state allertate e vigilavano spaurite sospettando di ogni maschera, nella speranza di non incontrare terroristi in veste di giullari. La protesta degli anonimi proclamava in quella silente processione l’evidente sconfitta della civiltà: il carnevale non concedeva più la libertà di essere qualcun altro, ma la possibilità di essere qualcuno: uno studente, un ministro, un terrorista. Il burqa conferiva l’audacia di mostrare le proprie idee senza essere giudicati, di smascherarsi senza essere riconosciuti, di essere se stessi.
Nascosti insieme alle donne musulmane determinate a riconquistare il diritto di tenere privato il loro aspetto, c’erano anche tutti coloro convinti che la cultura non si costruisce imponendo una volontà ma condividendola, e che non si può prevenire il terrore eliminando la paura dell’ignoto, bensì convertendo il dubbio di non sapere nel coraggio di accettare e capire.
Nascosti insieme alle donne musulmane determinate a riconquistare il diritto di tenere privato il loro aspetto, c’erano anche tutti coloro convinti che la cultura non si costruisce imponendo una volontà ma condividendola, e che non si può prevenire il terrore eliminando la paura dell’ignoto, bensì convertendo il dubbio di non sapere nel coraggio di accettare e capire.
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