Bambini: facili prede del consumismo
Dagli anni Settanta in poi, complici le mutate esigenze della vita quotidiana, un numero sempre più rilevante di genitori trascorre meno tempo con i propri figli. Il tempo a loro negato, tuttavia, produce alla lunga negli adulti un disagio diffuso; generalmente un impalpabile senso di colpa che, grazie anche all’accresciuta disponibilità economica trasversale a tutte le classi sociali, tende a convertirsi in un’incredibile quantità di beni materiali e regali offerti a profusione ai bambini sotto la spinta del buonismo, quasi coatto, cui pochi genitori riescono a resistere. Il mercato dell’infanzia si amplia a dismisura: i fatturati delle aziende produttrici di giocattoli, abbigliamento, videogiochi, si impennano fino a primeggiare tra i maggiori titoli quotati in Borsa. Si comincia ad “allevare” un nuovo tipo di bambini: dei piccoli imperatori, un po’ tiranni e molto soli.