SALA D'ATTESA
IL TEMPO CHE RIMANE
Progetto sviluppato per Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti)
Il pavimento di una sala del commiato diviene il quadrante di un orologio, quattro poltrone sono posizionate in corrispondenza delle ore 12;3;6;9. Senza riferimenti alla simbologia religiosa e lasciando privata la dimensione del lutto e degli affetti, diviene centrale, nella riflessione sulla morte, il concetto di “tempo”: la morte come scadere del tempo che ci è concesso, la sala come luogo in cui trascorrere l’ultimo tempo assieme al defunto. Centrali sono le lancette alle quali le panchine si rivolgono in contemplazione, occupando lo spazio destinato alla salma. L’opera simboleggia il trascorrere inesorabile del tempo di chi resta; le lancette, bloccate nello scatto fotografico, ferme come il tempo scaduto di chi non c’è più. Nella stanza immobile e spoglia, resta il ricordo, che ignorando la velocità delle lancette è capace di attendere, protrarsi o accelerare, trascorrere avanti e indietro o rimanere sospeso.
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THE TIME THAT REMAINS
Project developed for Uaar (Union of Atheists and Rationalist Agnostics)
The floor of a farewell room becomes the dial of a clock, four armchairs are positioned at 12;3;6;9. Without references to religious symbolism and leaving the dimension of mourning and affection private, the concept of "time" becomes central in the reflection on death: death as the expiration of the time granted to us, the room as a place in which to spend the last time together with the deceased. Central are the hands to which the benches turn in contemplation, occupying the space intended for the body. The work symbolizes the inexorable passage of time of those who remain; the hands, frozen in the photographic shot, still like the expired time of someone who is no longer there. In the still and bare room, the memory remains, which by ignoring the speed of the hands is capable of waiting, prolonging or accelerating, passing back and forth or remaining suspended.

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